Prosegue il progetto di una casa per la nostra missione in Nigeria
Mi piaceva pensare che Don Ambrogio, mentre celebravamo solennemente la Venerabilità, se ne stava tutto impegnato ad accompagnare le sorelle missionarie in Nigeria, che si trasferivano dalla città al villaggio, cioè dal centro di Umuahia, cuore della Diocesi, dove il Vescovo, mons. Ugorji, aveva messo a disposizione un’abitazione nei pressi della Cattedrale, al cuore del villaggio di Ubakala, dove, su un terreno donato dallo stesso Vescovo, è sorta la nostra casa, costruita col dito della Provvidenza.
Mi suscitava, quindi, una profonda gioia interiore pensare che Don Ambrogio si trovasse lì mentre noi celebravamo la sua Venerabilità, quasi ci stesse indicando, nel silenzio e con quella fine discrezione che gli è propria, ciò su cui bisogna puntare i fari. E così la notizia, indescrivibilmente grande, della proclamazione delle virtù eroiche del nostro giovane Fondatore, non poteva che rafforzare in me il proposito e il desiderio di andare ad Ubakala, questo villaggio povero alla periferia di Umuahia: alla periferia, come diciamo oggi con un linguaggio moderno che indica in realtà un’esperienza secolare nella vita dei Santi…
E così, dopo l’ultima ricorrenza del 30 aprile, giorno del 67° anniversario di nascita al cielo di Don Ambrogio, siamo partite con suor Donata per Ubakala. È stata un’emozione abbracciare le nostre sorelle, suor Agostina, suor Cordelia, suor Roseline e suor Mary, sotto il tetto di una casa finalmente nostra, che, come ci siamo dette, deve diventare per i fratelli del villaggio il segno dell’amore materno di Dio, nel nome della Charitas Chritsti di Don Ambrogio Grittani.
Una casa non più immersa nel centro abitato della città, ma nel cuore di un esteso paesaggio dalla ricca vegetazione con gruppi di case sparsi qua e là. Una casa non più situata in una zona pattugliata dalle guardie dello Stato, ma sprofondata nel buio di notti senza corrente, vigilata da un giovane contadino. Una casa non più vicina ad uffici, negozi, mercati, ospedale, ma più vicina alle condizioni di vita della gente del villaggio e maestra di un più combattuto spirito di adattamento. Una casa dove i prodotti della terra ed anche polli e pesci non si comprano, ma si producono, si utilizzano per i pasti e si vendono. Una casa che più non appartiene ad una Parrocchia popolosa dove condividere la fede è una festa, ma appartenente ad una Parrocchia segnata dalla precarietà di vita della gente, che deve percorrere lunghi tratti su strade disagevoli per andare a Messa.
Tutto questo ti rende più amabile, Ubakala!
Tutti ci chiedono: e ora cosa fanno le suore? Rispondo: chiedereste ad una pianta appena trapiantata cosa fa? Ora bisogna mettere le radici della missione e far crescere la giovane pianta. Con le sorelle abbiamo riflettuto su alcuni elementi di vita spirituale, comunitaria e missionaria che devono caratterizzare la nuova presenza della comunità nel villaggio di Ubakala; sull'impostazione formativa che vogliamo dare al gruppo delle giovani che hanno iniziato un cammino vocazionale con le nostre Suore, e sul progetto di partenza che è quello di creare una struttura sanitaria di Maternità per la “Vita che nasce e che cresce”.
Naturalmente, nel quadro di questo campo di battaglia che è la vita quotidiana in Nigeria, i momenti più teneri, ma anche più sconvolgenti li abbiamo vissuti negli incontri con le persone. Specialmente gli occhi dei bambini sono trasparenza di sentimenti incontaminati in cui si riflette tutta la realtà “affascinante e inquietante” della loro terra. Sono gli sguardi che ti segnano e ti inchiodano nel proposito di “durare”. Durare, ripeteva spesso Don Ambrogio nell'accompagnare con tenacia la crescita dell’Opera. A lui e alla preghiera di tutti affidiamo la missione, perché nel suo esodo dalla città al villaggio divenga seme di pane eucaristico.