Dovunque sentite parlare di preparativi per le infauste feste di carnevale. Quante serate organizzate, e veglie danzanti e abiti e maschere e gite e divertimenti di ogni qualità e di ogni intensità. A sentire i racconti di ciò che tanti stanno preparando, vien da domandarsi: ma come si fa poi a parlare di stipendi che non bastano, di scioperi minacciati, di lamenti sul costo della vita? Pare invece che si stia troppo bene per pensare a tanti sciupii. Quanto costa una veglia danzante? Quanto un vestito da maschera? quanto una gita? E se per una suprema imposizione si dovesse ordinare: giù la maschera, noi forse potremmo conoscere volti di chi si era lamentato sulla difficoltà della vita, sullo scarso stipendio o addirittura sulla disoccupazione. Ho conosciuto alcuni di questi eterni borbottoni che hanno comperato radiogrammofoni costosi, e dischi in quantità per allietare le serate di carnevale. Se ci fosse stato un po’ più di amore all'economia, al risparmio, questi che sempre si lamentano perché «non si può più vivere, anche se si può danzare e vestirsi da maschera, starebbero meglio e farebbero star meglio anche gli altri, quelli che veramente stanno male, i poveri ».
Tutta questa predichetta, o miei lettori, serve proprio perché voi, quando farete il vostro lavoro di raccolta, fra i vostri amici e conoscenti, sappiate controbattere le solite difficoltà che vi si faranno sulla difficoltà nel fare del bene ai poveri perché, diranno essi, la vita è tanto difficile per il costo dei generi. Dite a tutti che con un po’ di buona volontà e di economia, con qualche lievissimo sacrifizio di un minimo divertimento si può fare un tantino di bene, accantonando un biglietto da cento per la nostra Opera che è Opera d’interesse comune.
Si trovano tante lirette quando si vuole, si potranno trovare anche per l’Opera quelle lirette che serviranno a far incominciare. In questo modo anche un lecito divertimento viene più gustato quando non si ha il rimorso di aver negato un soccorso a chi ha bisogno. Se questo Carnevale 1949 facesse compiere dei gesti caritativi verso le opere di bene, anche con qualche piccolo sacrifizio, potremmo dire che il Carnevale incomincia a convertirsi e a prendere una nuova denominazione: Spiritovale. (Amare 255, 20.2.1949)