Un lustro è ormai passato!
Come è bello incontrarci ora con Te,
o caro don Ambrogio.
Lasciasti i Tuoi nel pianto,
non certo per farli soffrire,
ma perché il Tuo morire
fosse per essi vita.
Andasti in Paradiso dal gran Dio,
e a lui per primo: "Guarda tu, o Signore,
chi ho lasciato:
sii tu per essi padre".
A la Tua prece la sua unì Maria,
Giuseppe, Gemma, Benedetto;
del gran concistoro
tutti i beati
per Te levar la voce
al sommo lddio.
E Lui disse di sì,
come lo dice un Dio.
Prosperò il seme che Tua mano bianca nella terra nera
aveva nascosto.
Ora è un alberello:
presto sarà gran quercia
ed i frondosi rami
saran pei poverelli Tuoi
sicura magione.
Così fà sempre, sempre,
o caro don Ambrogio:
come il dolce padre,
che dall'amata prole s'allontana e soffre,
perché l'alba che vien
le sia sempre più chiara.