«Beh, e mo' che vi ho fatto divertire, pagatemi. Raccolse un gruzzoletto per l'Opera, con tanta ilarità. Ne fu felice.
I Superiori ed i Docenti del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta si intrattennero un giorno nella sala della Direzione del Seminario per qualche minuto
in attesa della campanella che segnava l'inizio delle lezioni.
E don Grittani, che amava dir facezie con quel suo volto di fanciullo, dopo averne detta una delle sue, tese amabilmente la mano, non per questuare, ma per attrarre l'attenzione dei colleghi sull'opera di elevazione degli accattoni, che aveva intrapreso con entusiasmo missionario.
Egli era mio confidente.
Rammento la pena che provò quando, dopo aver portato alla sua vasca da bagno, rivestito di abiti nuovi e rifocillato un singolare volto irsuto di accattone di nazionalità greca, costui rivolle con veemenza i suoi stracci sudici e verminosi, per continuare a speculare sulla pietà dei buoni.
Poi un 'accattona fu trovata morta sul suo misero pagliericcio, zeppo di monete.
Don Ambrogio comprese che in quei poveri fratelli non era venuto a mancare il pane, ma era crollata la personalità.
E pensò a costruire per essi una casa, non tanto per fornir loro un 'abitazione comoda e dignitosa, quanto per rifar l'uomo in una comunità piena di amore e di vita.
E sorse così l'Opera, che egli intitolò a S. Benedetto Giuseppe Labre, un santo che per il Regno di Dio si fece accattone e pellegrinò anche nella nostra Puglia, venerando i Santuari mariani.
Don Ambrogio fu affascinato da quell'avventura. E si fece anche Lui accattone per gli accattoni, che allora vagavano per i nostri paesi. Si spogliò di tutto ciò che possedeva e si diede ad accogliere per amore i più diseredati della società, che, poi, non erano esenti dai vizi della strada.
Voleva riabilitarli ad ogni costo nel corpo e nello spirito. Non badava a spese. Mi diceva: «Se essi vogliono mangiare anche ogni giorno "Lingue di pernici", io Li accontenterò. Purché abbandonino l'accattonaggio». Una impresa davvero non facile. Ma egli agiva con pazienza e anche con decisione, secondo il suo stile.
Incontrò subito persone di buona volontà. E ottenne la pronta e piena disponibilità della sorella Maria, donna saggia, discreta e forte che volle condividere in pieno la sua ansia caritativa, seguendo giorno per giorno la sorte apostolica del fratello.
Lei pure si spogliò di tutto. E fu sorella e madre di gente bisognosa. Dovette poi accogliere la non facile eredità del fratello.
Egli gioì per alcuni giovani aspiranti al Sacerdozio, in vista di una famiglia religiosa.
Uno stuolo di giovinette aderì all'Opera, avviandosi alla consacrazione totale a Dio.
Ma presto il suo volo d'aquila verso la santa montagna della carità per i reietti della società, perdette un’ala. Egli non si sgomentò. Non era il tipo da mollare.
Guardò di preferenza al Seminario che lo vide alunno e, poi, docente qualificato di lingua latina. Voleva che i Sacerdoti ardessero del suo spirito di carità e si preparassero a redimere tanti poveri fratelli sul piano culturale e spirituale.
Volle risolutamente per la costruzione dell'Opera un suolo adiacente al Seminario Regionale, che, per lui, l'Opera faceva corpo con la formazione seminaristica.
Ma il suo cuore non resistette a tanta passione per gli accattoni.
In brevissimo tempo si ammalò di cuore. Egli mi mostrò le mani e mi disse: «Vedi, le punte delle dita si son fatte livide. Per me è la fine». Aveva tanta serenità sul volto, che di solito, era faceto. Celiai un po' con lui secondo il nostro stile. E mi accomiatai per raggiungere il treno.
In viaggio mi fu comunicato, incredulo, che egli era passato così rapidamente da questo mondo al Padre.
Ebbi La forza di dirgli solo: Alleluia! Egli aveva raggiunto La sua Pasqua. «Così muore il giusto!»
Ripensai a quelle sue dita livide. Mi parve che il suo sangue bruciasse con quello della vittima divina per i fratelli accattoni e con i giovani aspiranti al Sacerdozio, implorando redenzione per tanta miseria con una passione che non poteva placarsi.
Sua sorella, donna forte, riprese il cammino. Tanti si prodigarono per l'assistenza dei ricoverati.
E l'Opera prosperò con la dedizione delle Suore, guidate validamente dalla signorina Maria, col fraterno aiuto del Seminario Regionale.
Ma l'Opera di S. Benedetto G. Labre, l'Opera di don Grittani subì una trasformazione.
Oggi il piccolo accattonaggio non si rende visibile nelle nostre cittadine. E l'Opera di don Grittani è divenuta casa di accoglienza e di riposo per le persone anziane e povere, bisognose materialmente e spiritualmente.
Oggi, particolarmente nelle grandi città, pullulano persone randagie, barboni dediti al vino, alla droga, al vizio, ex carcerati senza famiglia o alla deriva. C'è poi un accattonaggio di nuovo tipo: gente, cioè, che è alla ricerca di raccomandazioni per avere un posto di lavoro o una casa abitabile, vivendo in condizioni antiumane, anziani in solitudine e coloro che vivono di espedienti per sbarcare il lunario o anche per guadagni illeciti di prostituzione perfino minorile. Gente che non veste di stracci, ma che ha una personalità a brandelli, avvilita e sconvolta.
In tempo di consumismo avanzato, mentre si distruggono ingenti quantità di prodotti alimentari e si sciupano indumenti fuori moda, cose assolutamente ingiustificabili, l'insulto alla miseria è tanto vasto e grave; esso grida vendetta al cospetto di Dio.
Difetta la carità fraterna, che scaturisce dallo spirito della povertà evangelica. È, questa, carenza di cultura oltre che di costume civile.
Non difettano Opere di carità e di assistenza. Manca il senso della dignità umana e della solidarietà sociale a livello di giustizia e di verace amore.
È consolante Lo slancio di tanta gioventù di fronte alle vittime della miseria di ogni genere. Tanti si votano al volontariato, accettano, con l'obbiezione di coscienza, il servizio civile, fanno sacrifici anche eroici. Uno spettacolo proprio della gioventù del nostro tempo.
Ma quel certo accattonaggio è ancora ben lontano dall'essere eliminato. Non si può indulgere a tanta miseria. Occorre una vasta e profonda opera di bonifica che investa istituzioni civili e valori spirituali.
A quarant'anni dalla nascita dell'Opera di Don Grittani, la sua ispirazione non può e non deve dileguarsi.
L'«Accordo in Si» risuonato tra le anime elette di Don Ambrogio e della Signorina Maria, insieme col Seminario Regionale pugliese, può dilatarsi ancora in una sinfonia di cuori, ritmata all'insegna dell'Alleluia per una intrapresa d'amore che, nella sua ispirazione profonda, può e deve rivivere ancora.
Leonardo da Vinci dice: «Chi vuol vincere, si leghi ad una stella».
Quando sulla terrazza di Assisi ambedue, Don Grittani ed io, sognavamo un 'Opera per gli accattoni in quella notte, dallo stellato vasto, denso e scintillante, io indugiavo nell'incanto, e lui fissò una stella, mai tanto fascinosa, che non deve tramontare con la morte prematura dell'amico, né con la sorte dell'Opera.
La stella segnata da Dio non ha tramonto. Essa attende il risorgere della luce nel mattino di Dio.
Un misterioso «Accordo in Si». Don Grittani vincerà perché si è legato alla stella dei poveri accattoni.
+ Corrado Card. Ursi
Il Cardinale Arcivescovo di Napoli